Oggi ho ascoltato la brevissima conversazione tra un Lui e una Lei con due figlie a fianco.
Diciamo che è stato inevitabile perché le nostre auto erano vicine e tutti stavamo entrando in macchina. Diciamo che ho deliziosamente origliato uno scambio di battute che ho trovato estremamente poetico; per la sua straordinaria e banale semplicità, e per la lezione immediata che mi ha restituito.
Una volta qualcuno mi ha detto che un fatto poetico è un regalo che ci viene donato solo se lo permettiamo a noi stessi.
Qualcuno mi ha detto che scrivere “una volta qualcuno mi ha detto” è molto più accativante di dire che una cosa l’hai pensata tu e basta.
Sta di fatto che ascoltare questa conversazione è stato un po’ come ascoltare il mio sé superiore recitare la frase: la differenza sta nel modo in cui si dicono le cose.
E’ una consapevolezza importante, mica ci do peso da sempre. Ed è bello vedere come le proprie e le altrui reazioni si modifichino in base a come parliamo, a come poniamo una questione, a come rispondiamo a un atteggiamento…
LEI: Papà…mamma c’ha na proposta ‘ndecente.
(Silenzio)
LEI: C’ho na voja de supplì…
(Bambine urlanti in sottofondo)
LEI: Ma se li andiamo a prende?
(Le bambine entrano in macchina)
LUI: Però ce potevi annà prima mentre stavamo a aspettà? Te facevi na passeggiata e li prennevi, adesso me tocca fermamme cor casino, stamo tutti in macchina, cioè dai!
LEI: Va beh, non c’è problema…sarà per la prossima.
(Salgono in macchina)
LUI: No…vabbeh dai…ce mettemo cinque minuti de più…’nnamo.
FINE
Immagine in evidenza di Francesco Panatta
E supplì sia 😄 bello!
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Bon appétit 😄 Grazie!
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