Il mondo è bello perché è Mario

Mario era incazzato.

Aveva messo piede nel bar semplicemente per trovare qualcuno a cui manifestare la propria rabbia e per una frazione di secondo i nostri sguardi si erano incrociati. Ero stata prescelta. Aveva cominciato a parlarmi a raffica mentre ordinava distrattamente un caffè espresso, gesticolava in modo forsennato e per i primi trenta secondi, presa totalmente alla sprovvista, non ho assolutamente capito chi fosse il soggetto del suo racconto né tantomeno quale gesto imperdonabile avesse compiuto. A un certo punto qualche scintilla di razionalità aveva acceso la sua capacità comunicativa e gli aveva dato modo di comporre una frase che recitava: “Possibile che la scelta di essere vegano venga confusa con un’allergia o un’intolleranza?”. Diceva che se avevo tempo mi raccontava tutta la storia perché era veramente arrivato al limite. Io di tempo ne avevo già perso abbastanza e lui intanto stava prendendo una sedia e si accomodava al tavolo con me.

Mario non lo conoscevo. Mai visto in vita mia prima di quell’ episodio.

Sta di fatto che parte a raccontarmi di un tizio, amico del conoscente di un amico con cui era a un pranzo proprio due ore prima di venire al bar, che gli aveva fatto rivoltare il cibo nello stomaco per quanto era ignorante. Tra una chiacchiera e un’altra erano finiti a parlare di ‘fondamentalismo vegano’ e a un certo punto della conversazione lui stesso aveva asserito che c’è dell’esagerazione in giro, come per tutte le cose. “Perfino noi vegani ci siamo stufati, no?” – mi dice complice, includendomi nel gruppo senza darmi il tempo di commentare – ma il punto era un altro, cioè che qualche attimo dopo, questo tale amico del conoscente di un amico, con un velo di compassione negli occhi gli aveva detto: “Ah già, è vero…tu questo non PUOI mangiarlo” parlando di un pasticcio di carne e scatenando chiaramente l’ira di Mario che ribadiva: “Possibile che una scelta di vita venga trattata come una sorta di allergia o di intolleranza?…Non posso? E chi l’ha detto che non potrei mangiarmi otto chili di mortadella e poi dire in giro che sono vegano? Il punto è un altro, mio caro amico che pensi che la mia scelta sia una malattia” – diceva puntandomi il dito contro, come se avessi cambiato partito tutto d’un tratto schierandomi con quel tale “Il punto è che io non VOGLIO mangiarlo. E non credo di dovermi soffermare sull’abissale differenza di significato tra questi due verbi servili e/o modali.” – Mario era evidentemente un uomo colto- “E il fatto che tu ponga la tua stupida domanda in quel modo fa capire che c’è ancora da battere il chiodo su alcuni punti che non sono il surriscaldamento globale, gli allevamenti intensivi e la merda industriale che ingurgitiamo. So che queste cose le conosci.” – Beh, sì, le conoscevo e non avrei voluto, ma non era con me che ce l’aveva – “…il punto è che nell’intonazione della tua frase c’è la stessa presunzione di chi parla con gli anziani come si farebbe con i bambini. Ecco, non so se ho reso l’idea.” L’aveva resa. La stava rendendo a me che non c’entravo assolutamente niente.

“Sì, lo so che lo sai che la carne rossa non dovrebbe mangiarla nessuno. Ma sticazzi. – Sputava fuori dai denti e continuava – Insomma, forse tu dimentichi, caro amico non vegano, che dietro un vegano il 99 per cento delle volte c’è stato un carnivoro, perciò intendiamoci bene, la carne non la mangio perché ho scelto di farlo…” Mario riprendeva fiato, si grattava per un secondo la barba bionda e a questo punto avrei potuto dirgli che avevo capito, afferrato il concetto. Ma lui era un inarrestabile attore protagonista che doveva a tutti i costi chiudere la propria parte: “…non perché qualcuno me l’ha imposto e poi, detto in confidenza…a chi non viene un po’ d’acquolina in bocca quando sente odore di speck o fritto misto? Che Dio mi fulmini se questo non è essere umani! L’uomo e la sua incoerenza…chi ha la consapevolezza di quest’incoerenza è coerente in partenza. E io ci sono sceso a patti. Ma in fondo si sa, il mondo è bello perché é vario! Solo che a una certa non ci saranno più maiali da allevare e pesci da pescare e allora a quel punto non so se questo modo di dire sarà più valido. Allora lì potrai davvero affermare che non posso mangiarlo quel dannato pezzo di carne. Perché non esiste! Non ce n’è più! Ve li siete schiumati tutti, merde!!”

E con questo gran finale Mario si rendeva conto che aveva fatto freddare il caffè, lo scolava tutto in un sorso e usciva dal bar, così com’era entrato.

Incazzato.

Pubblicato da barcadicarta

Autrice di: Ogni cosa che scrivo

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